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#31 |
Moderatore*
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Il mio cercarti, il tuo cercarmi, è la ricerca di ciò che non può essere trovato. Solo l’impossibile vale lo sforzo. Quel che perseguiamo è l’amore in sé, che talora si rende manifesto in forma umana, ma solo per spingerci oltre la nostra umanità, verso l’istinto animale o la gloria divina. L’amore che perseguiamo è più forte della natura umana: ha in sé una sfrenatezza e una magnificenza a cui aneliamo più che alla vita stessa. L’amore non calcola il rischio, né per sé, né per gli altri. Niente è crudele come l’amore. Non esiste amore che non trafigga mani e piedi. Il semplice amore umano non ci appaga, anche se ce lo facciamo bastare. E’ come se ci accampassimo ai margini di un campo di grano: accendiamo fuoco e lume fino a notte alta e raccontiamo le storie di questi amanti perduti e vinti. I campi di grano non si addomesticano. Attende, bello e terribile, in agguato dove il fuoco del bivacco non può arrivare. Qualcuno, spinto dall’assillo di leggere la mappa di se stesso, di quando in quando si alza e se ne va, sperando che il tesoro sia nascosto veramente più oltre, in attesa. Per amore vale la pena vivere. Il mio cercarti, il tuo cercarmi, vanno oltre per trasformarsi in un alto grido nel campo di grano. Non so se quello che sento è una risposta o un’eco: forse non sentirò nulla. Ma non importa.
Questo viaggio si deve fare. Jeanette Winterson
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#32 |
Amico*
Data Registrazione: May 2006
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#33 |
Amico*
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Con questa parola si spiega tutto, si perdona tutto, si accetta tutto, perché non si cerca mai di conoscerne il contenuto. È la parola d'ordine che apre i cuori, i sessi, le sacrestie e le comunità umane. Copre di un velo falsamente disinteressato, persino trascendente, la ricerca della dominanza e il cosiddetto istinto di proprietà. È una parola che mente continuamente e questa menzogna viene accettata con le lacrime agli occhi, senza discutere, da tutti gli uomini. ...La parola amore è lì pronta per motivare la sottomissione, per trasfigurare il principio di piacere, l'appagamento della dominanza. [...]
È senz'altro oggettivamente esatto definire l'amore come la dipendenza del sistema nervoso nei confronti dell'azione gratificante, realizzata grazie alla presenza di un altro essere nel nostro spazio. Viceversa, l'odio non nasce forse quando l'altro non ci gratifica più, o quando qualcuno si impadronisce dell'oggetto dei nostri desideri, o si insinua nel nostro spazio gratificante e si gratifica con l'essere o l'oggetto della nostra precedente gratificazione? Ci chiediamo però se queste osservazioni che hanno la pretesa di essere scientifiche, oggettive, abbiano un qualche valore di fronte alla gioia ineffabile, realtà vissuta, dell'innamorato. Nel descriverla come abbiamo appena fatto, non viene ignorata la parte umana dell'amore, la dimensione immaginaria, creatrice, culturale? Probabilmente sì, per l'amore felice. Ma, qualcun altro l'ha detto, non esiste amore felice. Non c'è uno spazio abbastanza chiuso, che racchiuda per tutta una vita due esseri in loro stessi. Appena questo insieme si apre verso il mondo, esso, richiudendosi su di loro, si insinuerà, come i tentacoli di una piovra, tra le loro relazioni privilegiate. Altri oggetti di gratificazione e altri esseri gratificanti entreranno in rapporto con ciascuno di loro, in un rapporto obiettivo, espresso con l'azione. Allora lo spazio dell'uno non si limiterà più allo spazio dell'altro. Il territorio dell'uno potrà coincidere col territorio dell'altro, ma i due territori non potranno più sovrapporsi. Il solo amore davvero umano è un amore immaginario, che insegue per tutta la vita, che generalmente trova origine nell'essere amato, ma che presto non ne avrà più le proporzioni, né la forma palpabile, né la voce, per diventare una vera creazione, un'immagine senza realtà. Allora non bisogna assolutamente cercare di far coincidere questa immagine con l'essere che l'ha suscitata e che è solo un pover'uomo, o una povera donna, molto in difficoltà col suo inconscio. Dobbiamo gratificarci con quell'amore, con ciò che crediamo sia e non è, con il desiderio e non con la conoscenza. Dobbiamo chiudere gli occhi e fuggire la realtà. Ricreare il mondo degli dèi, della poesia e dell'arte e non adoperare mai la chiave del ripostiglio in cui Barbablù teneva i cadaveri delle mogli. Henri Laborit - Elogio della fuga |
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#34 |
Junior Member
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L' amore resterà sempre per noi umani un rebus,perchè l' amore ci fa piangere,ridere,dormire,sognare o addirittura rimanere svegli tutta la notte. Gli esseri viventi che sanno cos è l amore sono gli animali,i poeti,i musicisti e gli artisti sono gli unici esseri umani capaci di raccontare cos è l amore. Tuttavia ognuno di noi può dare un opinione soggettiva dell amore perchè ognuno ha avuto esperienze diverse con lui. Io ora sono qui a chiedermi come voi cosi sia l amore e perchè è capace di creare questo caos nella nostra vita ma senza amore sono sicura che nessuno di noi si potrebbe trovare qui ora a discutere con delle parole cosa sia l amore...Io non lo so cos è ma posso dire che per 4 mesi e 13 giorni io credevo di averlo incontrato...
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#35 |
Amico*
Data Registrazione: Aug 2010
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Messaggi: 7.209
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L'amore è la vita, è la cosa principale. Dall'amore si dispiegano i versi, e le azioni, e tutto il resto. L'amore è il cuore di tutte le cose... Se il cuore interrompe il suo lavoro, anche tutto il resto si atrofizza, diventa superfluo, inutile. Ma se funziona non può non manifestarsi in ogni cosa. Senza di te (non senza di te "nella lontananza", interiormente senza di te) io cesso di agire.
Vladimir Majakovskij (parole dedicate da Vladimir Majakovskij a Lili Brik - 1923) |
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#36 |
Moderatore*
Data Registrazione: Aug 2005
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Gli amori a distanza sono sempre i più forti. I chilometri, l’attesa, le stazioni, i binari di un treno, i viaggi, le ore intere passate a farsi seghe mentali, l’odore della pioggia che scorgi mentre sei col naso appiccicato sulla finestra della tua stanza e aspetti un suo messaggio, l’attendere una buonanotte che sembra non arrivare mai… con la sola compagnia del silenzio della sua presenza. Tutto è amplificato e non sognerai più di avere una villa a New York o di girare il mondo, no. Sognerai di avere una piccola casa che ricopra tutti i metri quadri del suo cuore, perché lui il giro del mondo te lo fa fare, si, ma con uno sguardo. Questi amori sono i più forti, ma, al contempo, sono quelli che rendono più vulnerabili; storie impossibili di cui siamo gli artefici, stupidi ad iniziarle ma ancor più stupidi a lasciarle andare.
Michele Prencipe da “Il ripostiglio dei ricordi”
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#37 |
Amico*
Data Registrazione: Aug 2010
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Quanto più chiudo gli occhi, allora meglio vedono,
perché per tutto il giorno guardano cose indegne di nota; ma quando dormo, essi nei sogni vedono te, e, oscuramente luminosi, sono luminosamente diretti nell’oscuro. Allora tu, la cui ombra le ombre illumina, quale spettacolo felice formerebbe la forma della tua ombra al chiaro giorno con la tua assai più chiara luce, quando ad occhi senza vista la tua ombra così splende! Quanto, dico, benedetti sarebbero i miei occhi, guardando a te nel giorno vivente, quando nella morta notte la tua bella ombra imperfetta, attraverso il greve sonno, su ciechi occhi posa! Tutti i giorni sono notti a vedersi, finchè non vedo te, e le notti giorni luminosi, quando i sogni si mostrano a me. William Shakespeare |
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#38 |
Moderatore*
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Amare qualcuno è una cosa bellissima e, se si tratta di un sentimento sincero non bisogna sentirsi in un labirinto. Noi siamo tutti esseri imperfetti che vivono in un mondo imperfetto. Non viviamo misurando le distanze con la riga, gli angoli con il goniometro nè controllando entrate e uscite come sul conto in banca. Ogni cosa segue comunque il suo corso e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito. Occorre essere aperti e abbandonarsi alla vita così come viene, rendendosi conto di quanto sia meravigliosa.
Haruki Murakami da “Norwegian wood. Tokyo blues”
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#39 |
Junior Member
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Parole intense, forti, ricche di passione... intrise di desiderio!
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#40 |
Senior Member
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Rimani! Riposati accanto a me. Non andare. Io ti veglierò. Io ti proteggerò. Ti pentirai di tutto fuorché d'essere venuta a me, liberamente, fieramente. Ti amo. Non ho nessun pensiero che non sia tuo; non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te. Lo sai.
Non vedo nella mia vita altra compagna, non vedo altra gioia. Rimani. Riposati. Non temere di nulla. Dormi stanotte sul mio cuore. Gabriele D'annunzio |
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#41 |
Amico*
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Stamane tu dormivi ancora quando mi sono svegliato.
A poco a poco uscendo dal sonno, ho sentito il tuo respiro leggero e attraverso i capelli che ti nascondevano il viso ho visto i tuoi occhi chiusi. Ho sentito la commozione che mi saliva dalla gola e avevo voglia di gridare e svegliarti perché la tua stanchezza era troppo profonda e mortale. Nella penombra la pelle della tue braccia e della tua gola era viva e io la sentivo tiepida e asciutta: volevo passarvi sopra le labbra ma il pensiero di poter turbare il tuo sonno e di averti ancora sveglia fra le mia braccia mi tratteneva. Preferivo averti così come una cosa che nessuno poteva togliermi perché ero il solo a possederla, una tua immagine per sempre. Oltre il tuo volto vedevo qualcosa di più puro, di più profondo in cui mi specchiavo: vedevo te in una dimensione che comprendeva tutto il mio tempo da vivere, tutti gli anni futuri e tutti quelli che ho vissuto prima di conoscerti, ma già preparato a incontrarti. Questo era il piccolo miracolo di un risveglio: sentire per la prima volta che mi appartenevi non solo in quel momento e che la notte si prolungava per sempre accanto a te, nel caldo del tuo sangue, dei tuoi pensieri, della tua volontà che si confondeva con la mia. Per un attimo ho capito quanto ti amavo; è stata una sensazione così intensa che ne ho avuto gli occhi pieni di lacrime: era perché pensavo che questo non dovrebbe mai finire, che tutta la nostra vita doveva essere come il risveglio di stamane. Sentirti non mia, ma addirittura parte di me, una cosa che respira e che niente potrà distruggere se non la torbida indifferenza di un'abitudine, che vedo come l'unica minaccia. E poi ti sei svegliata e sorridendo ancora nel sonno mi hai baciato e ho sentito che non dovevo temere niente, che noi saremo sempre come in quel momento: uniti da qualcosa che è più forte del tempo e dell'abitudine. "La notte" di Michelangelo Antonioni ![]() ![]() ![]() |
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#42 |
Amico*
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E allora devi fermarti. Se in quegli occhi non ci vedi niente, devi fermarti.
Bisogna prima morire in un cuore per poterne amare un altro. Bisogna che il ricordo di un amore diventi sbiadito. Lontano. E in quel ricordo deve scapparti un sorriso, e non una lacrima. Se l’amore lo senti ancora dentro, anche quando le strade si dividono. Anche quando fa male. Devi fermarti. Aspettare la morte. E quella arriva, pian piano. È fatta di lacrime e sorrisi tirati. Di momenti e attimi trascorsi insieme. Lasciare che il tempo si prenda i ricordi, insieme alla rabbia e l’odio, di un amore che è stato. Cercare disperatamente un amore per sopprimerne un altro è una trappola che ci costruiamo giorno per giorno. Non si può scavalcare il dolore, o l’amore che ancora proviamo. L’amore non ti lascia mai in sospeso, o ti uccide, o ti fa vivere. E allora prima che il tuo cuore possa essere abitato, devi sfrattare le ombre, i fantasmi che lo abitano, prima di poter amare un altra volta, il tuo cuore dev’essere disabitato. Ogni piccola stanza deve essere tirata a lucido. Cicatrizzare le porte del cuore, quelle sbagliate, e aprirne altre. E allora si può tornare ad amare, e a vivere dopo essere morti dentro. E quando torni a vivere lo senti. In quei battiti accelerati, lo senti nella mente che non trova deviazioni. Ti lasci prendere la mano dall’amore. Nuovo. Puro. Riprendi i tuoi passi lì…. dove si erano fermati, senza più paura, di morire un’altra volta. Perchè sai che dopo la morte c’è sempre la VITA. Anche in amore. Web e invece no... |
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#43 |
Moderatore*
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La Passione d'amore
Non si priva delle gioie del sesso chi evita di innamorarsi, ne coglie anzi i piaceri senza averne a soffrire. Chi é indenne dall'amore ne trae un piacere più puro di chi ne è afflitto. Perché anche nel momento del possesso si dibatte con smaniosa frenesia l'ardore degli amanti, che non sanno cosa soddisfare per primi: se gli occhi o le mani. Ciò che desiderano, lo tengono stretto procurando dolore al corpo, conficcando spesso i denti nelle tenere labbra e imprimendovi baci violenti. Segno che il loro piacere non è puro, che uno spasimo segreto li porta a far male a quello stesso corpo, qualunque esso sia, da cui nascono i germi della passione. Ma per un attimo durante l'amore spezza Venere i suoi tormenti e un piacere dolce si mescola ai morsi frenandone l'impeto. La speranza è che il corpo stesso, da cui ha origine l'amore, possa estinguerne la fiamma. Ma la natura ci mostra che avviene tutto il contrario, perché l'amore è l'unica cosa, che quanto più si possiede, tanto più brucia il cuore di un desiderio irresistibile. Il cibo e i liquidi si ingeriscono nell'organismo e poiché occupano zone precise del corpo, si soddisfa facilmente il desiderio di liquidi e cibi. Viceversa dal volto, dal bel colorito di un essere umano nessun appagamento viene al nostro corpo se non tenui immagini: speranza misera che si dilegua spesso al vento. Come nel sonno l'assetato prova a bere e non ha l'acqua con cui estinguere l'arsura del corpo, ma cerca parvenze di liquidi e inutilmente si dibatte e in mezzo a un fiume in piena pur bevendo continua ad aver sete, cosi in amore con vane parvenze Venere si fa gioco degli amanti, che non riescono a saziarsi pur guardando da vicino il corpo amato né possono con le mani strappare a quelle tenere carni alcunché dibattendosi freneticamente per ogni parte del corpo. E quando, infine, congiunti i loro corpi colgono il fiore della vita, quando già il corpo pregusta il piacere e Venere è sul punto di seminare i campi femminili, stringono vogliosamente il corpo mischiando le salive della loro bocca e ansimano premendo coi denti le labbra. Ma tutto è inutile, perché nulla di lì possono strappare né possono dissolversi nel corpo dell'amata con tutto il corpo. Questo a volte sembra vogliano fare a ogni costo. A tal punto stanno avvinti negli amplessi d'amore, finché le membra si afflosciano spossate dalla forza del piacere. E finalmente quando dalle viscere erompe il desiderio accumulato, una breve tregua subentra per un po' alla furia della passione. Ma subito la rabbia di prima ritorna e la foia li riprende e allora si domandano cosa sia mai ciò che desiderano né sanno trovare un rimedio che possa vincere il loro male. Così sgomenti sono consunti da un'oscura ferita. Tito Lucrezio Caro dal "De rerum natura"
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#44 | |
Amico*
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